Riflessioni su uno strumento amministrativo di tutela
Premessa
Come noto, l’ambiente scolastico rappresenta uno dei primi momenti di sviluppo e costruzione dell’identità della persona, che prende progressiva consapevolezza di se anche tramite il contatto con “gli altri” nell’ambito di una cornice finalizzata alla crescita ed alla formazione. A contorno di tale momento di accrescimento, vi è però un contesto di formalità e prassi che si basano sulla costante declinazione del dato anagrafico; un contesto, dunque, che per una persona trans o gender creative – soprattutto di piccola età – diviene ostile in quanto pregno di pratiche discorsive indirizzate al misgendering e deadnaming.
A fronte di ciò, a partire soprattutto dagli ultimi 10 anni, alcune istituzioni scolastiche ed universitarie, al fine di attenuare dette criticità, hanno progressivamente implementato l’adozione interna delle cosiddette “carriere alias”.
Cosa sono le Carriere alias?
Le “carriere alias”, in sintesi, sono strumenti regolamentari interni, di cui l’istituzione scolastica o universitaria può decidere di munirsi e finalizzati a consentire, alla persona che ne chieda l’attivazione, di essere identificata con nome e genere elettivo nei vari ambiti didattici, limitatamente alle circostanze che non abbiamo una rilevanza pubblicistica esterna: è così che la persona trans o gender creative può veder riconosciuto e rispettato il proprio nome e genere elettivo in tutti i contesti ove “carriera alias” è stata adottata, indipendentemente dall’aver introdotto l’eventuale lungo giudizio di mutamento anagrafico e di genere ex L. 164/82.
Atteso che tali strumenti hanno natura regolamentare interna, l’attivazione della Carriera Alias non ha alcuna incidenza sul dato anagrafico e estrinseca la propria efficacia solo tra le mura scolastiche.
L’utilità dello strumento
Così come descritto, lo strumento in questione appare una utile e valida risorsa amministrativa volta al riconoscimento del diritto costituzionalmente garantito a rispetto della persona, del nome e dell’identità, anche di genere.
Peraltro, lo strumento della carriera alias, pur avendo una efficacia limitata unicamente al contesto amministrativo in cui viene di volta in volta prevista, ha il vantaggio di fornire una risposta veloce all’esigenza di affermazione od esplorazione di genere; risposta che non potrebbe essere fornita con gli usuali strumenti civilistici come quelli di cui alla L. 164/82.
A ciò si aggiunge che, trattandosi di uno strumento amministrativo dalle maglie ampie, consente senz’altro di ricomprendere e garantire anche quelle soggettività non binarie o non conformi ai dettami normalmente previsti dalla L. 164/82.
L’inconsistenza giuridica delle critiche allo strumento
L’istituzione di una carriera alias appare una utile misura di buonsenso e rispetto, pur essendo comunque perimetrata – nella sua applicazione – ai soli luoghi ed alle sole infrastrutture amministrative interne che la prevedono.
Ciò nonostante detto strumento è stato oggetto di quale infondata critica giuridica, mossa soprattutto con riferimento alle carriere alias introdotte nell’ambito degli ambienti scolastici di primo e secondo grado.
I) In particolare, una prima critica sarebbe quella per cui, alla luce dell’art. 35 del D.P.R. 396/2000, non sussisterebbe un diritto soggettivo della persona ad attribuirsi un nome diverso da quello che risulta dai registri anagrafici.
Tale censura, però, assolutamente infondata.
Ed infatti, il fondamento giuridico sulla cui base sono sorgono questi presidi regolamentari, soprattutto nell’ambiente scolastico di primo e secondo grado, è da individuarsi non nel D.P.R. 396/2000, ma nel contesto delle autonomie didattiche ed organizzative attribuite alle istituzioni scolastiche, in considerazione delle quali il DPR 275/1999 riconosce alla scuola il potere di autoregolamentare le funzioni “già di competenza dell’amministrazione centrale e periferica relative alla carriera scolastica e al rapporto con gli alunni”, cui certamente può inserirsi la modalità di rapporto didattico rispettoso del genere e delle identità. D’altronde, se l’autonomia delle istituzioni scolastiche è posta a “garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale” e “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo […]” (DPR 275/1999, art. 1, c. 2), appare chiaro che essa possa senz’altro consentire l’adozione di misure amministrative volte a garantire il rispetto della persona.
II) Altra contestazione è quella per cui tale strumento, alterando le indicazioni anagrafiche in atti pubblici, darebbe origine a fattispecie penalmente rilevanti come quelle di cui all’art. 483 c.p.( il falso ideologico del privato in atto pubblico), all’art. 479 c.p. ( falsità ideologica del pubblico ufficiale), o all’art. 495 (falsa attestazione del privato sulla propria identità o sulle proprie qualità personali).
Tuttavia anche tale critica è infondata.
Come già supra rammentato, il perimetro applicativo delle carriere alias è confinato alla cornice amministrativa interna al contesto che l’ha istituita (scolastico, universitario, aziendale ecc ecc); essa in nessun modo diviene uno strumento teso ad alterare le dichiarazioni anagrafiche formalizzate in atti aventi rilevanza pubblicistica.
III) Da ultimo, poi, la critica alle carriere alias sostiene che, laddove una persona volesse mutare la propria anagrafica, dovrebbe ricorrere ad i differenti strumenti già previsti all’uopo dall’Ordinamento, come ad esempio quelli di cui all’art.. 89 del D.P.R. 396/2000 o di cui alla L. 164/1982.
Ancora una volta, però, la critica appare sterile.
Lo strumento della carriera alias è, infatti, strutturalmente diverso dai procedimenti civilistici richiamati ed è finalizzato a fornire risposte diverse: lo scopo è difatti quello di rispondere in modo veloce e provvisorio ad una esigenza di tipo interrelazionale ed interpersonale sorta in uno specifico contesto (scolastico, universitario o aziendale), così da consentire alla persona una libera costruzione autodeterminata della propria identità.